All’interno dei corsi di primo e secondo anno di Cinema (DAPL11), Storia del cinema e del video e Storia del cinema e del video – contemporanei e sperimentali, si sono svolti gli incontri con gli autori Francesco Di Martino e Marzia Toscano.
Il 23 novembre, Francesco Di Martino ha presentato il suo documentario All’aria ‘stu Gioia
Sinossi del film:
Scicli, piccolo gioiello barocco nel sud della Sicilia, famosa al grande pubblico quale set cinematografico della serie TV Il Commissario Montalbano. Mancano 33 giorni alla domenica di Pasqua e gli abitanti si preparano a celebrare la festa. “L’Uomo Vivo, il Gioia”: parole che gli sciclitani usano per invocare il Cristo Risorto, un simbolo ormai parte dell’identità comunitaria. Si tratta di una statua settencentesca, realizzata dallo scultore Benedetto Civiletto. Peppe, Franco, Angelo e Claudio sono quattro portatori del Gioia, la cui amicizia è nata proprio sotto la “Vara”. Possono essere considerati l’emblema dei portatori, cioè vite ordinarie e semplici che si incontrano per una passione comune, il Gioia, che ogni giorno è l’argomento principale delle loro discussioni. Peppe lavora il marmo, Franco è un rappresentante commerciale, Angelo fa il contadino nell’azienda di famiglia e infine Claudio è un camionista che viaggia in tutta l’Italia. Il film segue la loro quotidianità circa un mese prima delle festività pasquali, mostrando la preparazione della festa e gli incontri che precedono il grande giorno.
I portatori trasportano a spalla la statua del Cristo Risorto dalla chiesa di Santa Maria La Nova fino alla piazza, facendola oscillare a destra e a sinistra, e ruotandola su se stessa a grande velocità, incitati dalle urla degli astanti: Giò! Giò! Gioiaaa! È un’esplosione di gioia, un inno scatenato alla Vita, un movimento sfrenato di corpi che si accendono di una vitalità quasi primigenia. È simbolicamente una vittoria eroica che l’uomo si è preso nei confronti della Morte. È la Rinascita dopo un incontro ravvicinato con il dolore. È un invito a celebrare la Vita.
Il 24 novembre Marzia Toscano ha presentato il suo After the Bridge, di cui è regista insieme a Davide Rizzo.
Sinossi:
Valeria Collina, nasce a Bologna nel 1949, dove trascorre tutta la giovinezza insieme al padre, un ex partigiano comunista, e alla madre. Valeria riceve un’educazione liberale, ispirata ai valori della solidarietà e dell’uguaglianza. Nel 1969 si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia, dove si avvicina al movimento studentesco partecipando alle lotte di quegli anni. Ben presto entra a far parte di un collettivo femminista con cui intraprende un percorso politico attraverso l’attività teatrale. Grazie questa incontra il suo futuro marito, un uomo marocchino. Dopo un viaggio in Marocco compiuto insieme, Valeria decide di convertirsi alla religione islamica. Presto nasce la prima figlia e, dopo qualche tempo, il figlio Youssef.
Dopo un primo periodo in Italia, la famiglia decide di trasferirsi in Marocco dove i figli crescono. Vent’anni dopo Valeria decide di tornare in Italia e si stabilisce in Valsamoggia, luogo d’origine dei suoi genitori che le hanno lasciato una piccola casa in eredità.
Nel frattempo, suo figlio Youssef decide di abbandonare gli studi per un anno per fare delle esperienze all’estero, e si trasferisce a Londra, fino a quel tragico 3 giugno 2017. Una storia raccontata dal documentario scritto e diretto da Davide Rizzo e Marzia Toscano – e prodotto da Sayonara Film in collaborazione con Rai Documentari e Al Jazeera.