Il secondo appuntamento della serie SoundAbact, curato in quest’occasione dai professori S. Zorzanello – Progettazione degli Spazi Sonori, e Nèlida Mendoza – Scultura, dei corsi di laurea specialistici, è un’iniziativa in cui viene esplorata la dimensione del suono e dell’ascolto nel fare artistico contemporaneo, e della pervasività della dimensione sonora ed acustica.
Nella settimana dal 14 al 17 febbraio 2023 saranno presentati alcuni lavori realizzati dagli studenti e dalle studentesse che hanno frequentato le discipline negli ultimi semestri.
Per proseguire il percorso sul tema della relazione suono e senso, suono e sensi, (Variazioni sulla Luce, giungo 2022, relazione vista-udito) in quest’occasione il tema di indagine ed esplorazione sarà la sfera del tattile e le sue relazioni con la produzione sonora e con l’ascolto, in un’ottica rivolta verso gli aspetti ecologici e di sostenibilità che tale dimensione comporta.
Martina Minauda, Πάντα ῥεῖ Panta Rei – Tutto scorre
[disimpegno scala B primo piano]
L’installazione basata sull’impiego di ghiaccio pigmentato produce un segno sonoro, causato da gocce d’acqua di fusione che impattano su una piastra metallica dotata di microfoni a contatto, e un segno visivo, derivante dal depositarsi del colore sulla tela umida. Il lavoro rimanda inevitabilmente al tema dello scioglimento dei ghiacci perenni, e ai cambiamenti climatici ad essi inerenti che causano spesso segni indelebili, nell’ambiente e nel territorio. Il segno caratterizzato da causalità/casualità del dripping rappresenta tali cambiamenti in atto, mentre il ritmo delle gocce amplificate e trattate elettronicamente scandisce il tempo, tempo che come nel detto eracliteo scorre ineludibile. Che si tratti del tempo circolare degli antichi, del sapere magico-simbolico, dove tutto ritorna uguale e identico a se stesso, o del tempo della retta dalla direzione irreversibile della modernità, del sapere scientifico, l’opera ci pone degli interrogativi sul nostro ruolo in quanto esseri umani, sul nostro abitare il mondo nel presente della nostra storia.
Maria Troina, Walk
[aula 5]
L’installazione attraverso il gesto del camminare, invitandoci a calpestare una superficie, ci conduce in una una dimensione insolita, inaspettata: calpestare il denaro. Se abbiamo la sensazione di calpestare qualcosa di prezioso, dello spreco, o quasi di compiere un atto sacrilego, non sarà perché al denaro abbiamo concesso qualcosa del nostro spazio del sacro?Il senso è lasciato aperto e l’autrice non intende indicarci un significato preciso quanto piuttosto porci delle questioni sulle possibili relazioni/applicazioni simboliche tra gesto, oggetto, suono e significato. Calpestare il denaro può paradossalmente riportarci a come si cammina in un bosco autunnale, ma in una forma in cui al rumore delle foglie sul sentiero si sostituisce o si sovrappone il rumore delle banconote sul pavimento. Questo “attraversamento” può rappresentare tanto il tentativo di ritornare ad un rapporto e ad un ascolto della natura, tanto l’aspetto di soggiogamento ai fini utilitaristici che operiamo nei suoi confronti. L’autrice sembra anche dirci che ogni gesto, ogni passo, comportano un costo, ogni azione umana produce conseguenze, e con il nostro agire, volto spesso allo sfruttamento e alla creazione di profitto, calpestiamo la natura stessa e gli altri esseri viventi che vi abitano. I suoni che ascoltiamo, innescati dai sensori a contatto, ci parlano tanto di ambienti naturali in equilibrio quanto di conflitti ed eventi catastrofici. Il calpestare può essere inteso pertanto sia come gesto che ci può ricondurre ad un contatto con la natura sia come un atto che comporta la distruzione di questa, e quindi la creazione di situazioni di disequilibrio ambientale, sociale, ed economico: le tre dimensioni della sostenibilità rispetto alle quali siamo chiamati a rispondere.
Marika Mirabella, Giorgio La Guzza Aδάμαστος – Adamastòs – Indomabile
[aula corridoio ascensore, primo piano]
I due, autrice e autore dell’opera, ci propongono una riflessione sull’idea di “pensare e agire con il cuore”. Un cuore al posto del cervello occupa la testa stilizzata di una persona. Il suono registrato del battito cardiaco dell’autrice (stetoscopio amplificato), si confronta a sua volta con un secondo suono, il battito cardiaco dell’autore-collega (altro stetoscopio amplificato), musicista, virtuoso nella pratica del beat-box vocale. Due persone, due individui, due battiti cardiaci differenti, i cui suoni si possono sovrapporre, allinearsi e disallinearsi continuamente in un fenomeno di phasing ritmico. Il cuore come guida del ragionamento e come Zeitgeber – datore di di tempo –, cronometro o metronomo, pulsazione basilare che comanda la divisione del metro musicale. Chi dovrà seguire il musicista? Siamo di fronte alla difficoltà implicita nella scelta tra seguire il proprio cuore o il cuore dell’altro/a. Ci troviamo in una condizione in cui l’ascolto genera inciampo, sfasamento, che a loro volta possono comportare anche l’interruzione della frase del beat box, pausa, fermata, fallimento, condizioni essenziale per il tornare ad ascoltare e a ri-sincronizzarsi.
Alessia Arnone, La favola bella
[aula 10]
Entrando in una stanza buia, veniamo investiti da un suono di forte scrosciare di pioggia e alcune strisce di led ci indicano delle direzioni da seguire. Sono i sensori di prossimità a rilevare la nostra presenza, il nostro passaggio, che si attivano all’entrata dell’area di raggio del loro funzionamento. Queste direzioni ci portano a sentire nel dettaglio suoni di varia natura ed intensità che compongono il grande scroscio iniziale. Un suono composto da tanti suoni diversi, e il rumore dell’acqua che nella sua composita natura tende ad avvicinarsi al “rumore bianco”, come, nel caso delle onde luminose, in cui lo spettro complessivo delle frequenze in gioco compone la cosiddetta “luce bianca”. “Rumore bianco filtrato” (il suono della pioggia), la “luce bianca filtrata” (tonalità del blu), in una stanza oscura ci riportano al testo della poesia dannunziana La pioggia nel pineto, a cui il titolo fa riferimento, in cui l’acqua è l’elemento classico che rappresenta il desiderio di purificazione e di congiungimento panico con il mondo naturale.
Diego Greco, Tiziano Lotta, Gianluca Aresu Deep State
[aula 4]
In questo lavoro in trio, siamo invitati, uno/a per volta ad interagire attraverso il contatto con lo schermo di un tablet, per dare origine ad eventi sonori e alle loro variazioni. Le forme geometriche mosse dai fruitori sulla superficie a due dimensioni del tablet si combinano fra loro e in relazione alla posizione sullo schermo, il cui perimetro rappresenta lo spazio sonoro della stanza in cui siamo. Ancora una volta anche in questo caso le azioni dell’individuo determinano eventi e conseguenze rappresentate nella simulazione della realtà virtuale. Ogni agire comporta una responsabilità e – al di fuori della cornice ludica da audiogame a cui l’opera grammaticalmente si riferisce – la metafora ben si adatta alla condizione dell’umanità contemporanea, le cui scelte attuali saranno decisive per le sua stessa sopravvivenza.
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Pensieri sparsi tra suono, ascolto, sensorialità ed ecologia
di Stefano Zorzanello
In che modo possono essere messi insieme, in quanto temi, il senso del tatto (e il senso del con-tatto), ecologia e sostenibilità? I legami fra suono e tatto sono primariamente di natura biologica e appartengono alla nostra storia evolutiva. Si dice a volte che udire è toccare a distanza, e ciò non è affatto un caso o un semplice modo di dire, ma il risultato di una precisa storia filogenetica e ontogenetica. All’origine della vita, chemio trasmissione e chemio ricezione sono state tra le prime forme di relazione tra gli esseri unicellulari e il loro ambiente. Lo scambio di molecole che passano dalla membrana esterna all’interno della cellula, e viceversa, costituisce con evidenza una primordiale e basilare forma di contatto. Si tratta di una prima forma di specializzazione di riconoscimento tattile, anche se di natura puramente chimica, che di fatto accade costantemente all’interno del nostro corpo, oltre che tra tutti gli esseri viventi e il loro stesso ambiente. Le cellule primordiali si sono dunque, nel corso di milioni di anni, differenziate ed evolute sviluppando, propaggini e protuberanze connesse alla membrana esterna, dette “cilia” (vd. i batteri ciliati), le quali permettono una forma di riconoscimento di elementi elementi esterni, quali corpi o corpuscoli, cibo, ambiente favorevole oppure ostile, con i quali esse entrano in contatto. Questo porta di conseguenza, e nella storia evolutiva appunto, allo sviluppo di una vera e propria sensazione tattile negli esseri di ordine superiore. Gli studi degli ultimi decenni sulla fisiologia dell’apparato uditivo hanno altresì dimostrato che le cilia cocleari, grazie alle quali noi siamo in grado di distinguere l’altezza dei suoni e la loro intensità, presenti nei pesci, nei mammiferi e negli uccelli, sono strettamente imparentate con le cilia degli esseri unicellulari; dentro le nostre orecchie portiamo un’evoluzione dei primi organi tattili dei batteri, con la differenza che si trovano immerse nel liquido cocleare anziché nel brodo primordiale.
Ascoltare è quindi primariamente una forma e un modo reale (e non soltanto metaforico) di entrare in contatto con qualcosa che sta al di fuori di noi, un modo essenziale della nostra storia e modalità biologica di abitare il mondo. Attraverso le perturbazione del medium, che sia aria o acqua, in cui siamo immersi, le nostre orecchie o organi acustici (come la linea laterale nei pesci) ci informano su qualcosa che avviene fuori da noi più o meno lontano dalla nostra “membrana”. Abbiamo di conseguenza una maggiore capacità di discernere l’ambiente, maggiori possibilità di procacciare cibo, di fuggire un pericolo, di accoppiarci, quindi di garantire il nostro successo evolutivo in quanto specie.
Ascoltare e produrre suoni, vibrazioni, è un modo specifico di entrare in relazione con l’ambiente, ed è proprio per questo che il tema dell’ascolto si pone in relazione al tema dell’ecologia e della sostenibilità. Nell’epoca attuale, definita come Antropocene, in cui le trasformazioni indotte dall’uomo hanno assunto una rilevanza sistemica, una portata geologica, tale da condizionare le sorti dello stesso pianeta che ci ospita, diventa fondamentale tornare ad ascoltare, tornare a porsi in ascolto come atteggiamento, come attitudine verso il mondo che ci circonda e di cui siamo parte. Tale condizione diventa imprescindibile – pensiamo – per consentire una ri-sincronizzazione. un ri-entrare in risonanza con l’ambiente e, in fin dei conti, con noi stessi. Le opere degli studenti e studentesse qui presentate costituiscono modi diversi e personali di affrontare tali questioni e di fornire un’interpretazione critica, un segno estetico, per una riflessione condivisa.
Le opere selezionate saranno ospitate nel contesto di
SOUNDSTAINABILITY making future from listening
11th FKL Symposium on Soundscape
presso la prestigiosa sede di RSI Radiotelevisione della Svizzera di Lingua Italiana, a Lugano tra il 3 e il 7 ottobre 2023.