mostra collettiva — a cura di Carmen Cardillo con Chiara Marchese
Ars Memoriae o arte della memoria fa riferimento al titolo del libro di Giordano Bruno del 1582, che illustra metodi mnemotecnici per potenziare la memorizzazione e il richiamo di informazioni complesse attraverso l’uso di loci (luoghi) e imagines (immagini).
Il metodo dei loci, noto anche come “palazzo della memoria”, prevede l’associazione di concetti o nozioni a luoghi fisici ben conosciuti, immaginando di collocarli lungo un percorso mentale. Le immagini, invece, aiutano a creare collegamenti visivi forti e memorabili, facilitando il richiamo delle informazioni.
Nelle pratiche artistiche contemporanee, dall’atlante fotografico di Gerard Richter all’album di Hanne Darboven, gli artisti si approcciano alla memoria personale e collettiva a partire dagli archivi, analizzandoli da diverse prospettive, considerandoli non solo custodi di un’eredità storica e culturale, ma dispositivi capaci di riattivare ricerche e approfondire il sapere, strumenti dinamici che continuamente modellano e rimodellano la memoria sociale e antropologica.
Nello spirito delle istituzioni accademiche di entrare in relazione con la società̀ e il territorio, la condivisione delle arti, e creare valore per la società̀, il progetto Ars Memoriae ha come fonte di ricerca ed elaborazione artistica, gli archivi fotografici vernacolari del territorio etneo per la valorizzazione del patrimonio culturale.
L’espressione “vernacolare” si riferisce alle fotografie che rappresentano situazioni di vita quotidiana, con l’intento di catturare un ricordo o un momento conviviale, familiare, oppure a fotografie come documento di attività̀, senza finalità̀ artistica, che sono diventate nel tempomemoria storica silenziosa, ma preziosa.
Le allieve e gli allievi di biennio in Fotografia durante il corso di Fotografia e Archiviazione digitale hanno avviato un percorso di riscoperta e di reinterpretazione di collezioni e archivi che rischiano di essere poco conosciuti o di andare perduti definitivamente.
Alla luce dell’incontro con il professore Paolo Sessa, sul valore della memoria, e grazie alla sua straordinaria capacità di coinvolgimento, siamo entrati in relazione immaginativa con le storie del paese di Milo presenti nel suo libro “Il collezionista di immagini” (Maimone, Catania 2012). In cui le foto mettono al mondo un mondo, per citare Alighiero Boetti, difatti, Paolo Sessa rilegge la memoria dei luoghi a partire dalle foto e la traspone in scritti.
La fase successiva ha visto la visita dei luoghi per realizzare un primo rilievo fotografico, avendo il privilegio di essere guidati dal professore, che ci ha permesso di rintracciare un percorso storico legato a la via dell’acqua e di porre attenzione ai segni che il tempo cancella.
Alla luce di quanto ascoltato e appreso, gli allievi sono stati chiamati a riconoscere l’importanza del documento storico legato alle fotografie dell’archivio Arcidiacono-Sessa, leggerne il contenuto visivo, rintracciare le storie di un luogo, e farsi portavoce e nuovi interpreti di un passato che è parte della nostra memoria collettiva.
Mediante il riutilizzo delle fotografie d’archivio, gli studenti hanno avviato un progetto di risemantizzazione artistica.
Le opere di Ars memoriae sono il risultato di un lavoro che è durato un paio di mesi, con l’intento iniziale di attivare uno sguardo consapevole sul passato, ma che ha preso forma di ricerca più specifica, legata al genius loci, grazie a Paolo Sessa, “archivio vivente” della storia della comunitàdi Milo, che non solo preserva la memoria storica, ma la rende viva e attuale. Queste opere come nuove tracce visive “attive” stimolano il pensiero e invitano il fruitore a partecipare attivamente, creando o completando le opere.